La libertà di espressione del pensiero (di Giovanni Birindelli)

È di oggi la notizia che un uomo è indagato per il reato di omofobia per aver detto "'brucerei un figlio gay nel forno'".

Ora, molte persone che trovano ripugnante la frase incriminata probabilmente sono compiaciute del fatto che la persona che l'ha pronunciata dovrà affrontare un processo e forse perfino una condanna. Queste persone, tuttavia, spesso non si rendono conto che aggredire qualcuno per le sue parole o per l'espressione del suo pensiero, anche se legale, è illegittimo, come sarebbe illegittimo aggredire qualcuno per le sue preferenze sessuali o di stile di vita.

Nel 1977, a Skokie, un villaggio dello stato americano dell'Illinois in cui vivevano numerosi sipravvissuti dell'olocausto, ci fu una manifestazione neonazista. Ne nacque un processo che finì di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la quale assolse i dimostranti neonazisti (https://supreme.justia.com/cases/federal/us/432/43/). Il motivo fu, in sostanza, che libertà di pensiero significa, nelle parole del giudice Holmes della Corte Suprema, "libertà per il pensiero che odiamo" (https://supreme.justia.com/cases/federal/…/279/644/case.html - questa frase di Holmes si riferisce a una caso relativo alla libertà di pensiero del 1929). La libertà di esprimere solo il pensiero che è generalmente ben accolto non è libertà di pensiero: è la sua negazione. Come disse sempre il giudice Brennan della Corte Suprema in relazione a un'altro caso (del tutto analogo a quello che in Italia finì con la condanna di una persona perché disse che l'Italia è un "paese di merda"): "Se c’è un principio fondamentale alla base del Primo Emendamento è proprio quello che lo stato non può proibire l’espressione di un’idea semplicemente perché la società la trova offensiva o spiacevole" (https://supreme.justia.com/cases/federal/us/491/397/).

In conclusione, due considerazioni:

1. Se i giudici della Corte Suprema che furono favorevoli alla libertà di espressione fossero stati coerenti nel loro pensiero (cioè se, invece che 'libertari dei diritti civili' fossero stati 'libertari' e basta), oggi negli USA non ci sarebbe la Federal Reserve (la banca centrale), il corso forzoso, il dollaro, le tasse (per non parlare della progressività fiscale).

2. Se negli USA, almeno a partire dal 1964 col caso Sullivan, assistiamo a una parziale difesa della libertà di espressione (*) in Italia, se vediamo anche il caso recente di Piero Ostellino (ma i casi sono così numerosi da essere inelencabili), assistiamo a un ininterrotta espansione della violazione, da parte dello stato, della libertà di espressione.

Per quanto raccapricciante sia la frase riportata in apertura, la condanna di qualcuno per l'espressione del suo pensiero (in altre parole, l'esistenza stessa dei reati di opinione quali quello di omofobia), è un'aberrazione non solo per gli standards di coloro che stanno dalla parte della libertà ma anche, se questi avessero la pazienza o la capacità di riflettere razionalmente e coerentemente, per quei socialisti che moderni che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, cioè i 'diritti civili' e la violazione della libertà economica.

 

(*) non esiste per esempio alcun reato di diffamazione nei confronti di agenzie statali o pubblici ufficiali - anche se la libertà di espressione è pesantemente limitata in relazione alla cosiddetta "sicurezza nazionale": un concetto privo di senso al pari della cosiddetta "giustizia sociale"